Wednesday, March 31, 2010

Idrocarburi: Mr. Obama annuncia Nuove Perforazioni

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Il Presidente Obama ha annunciato nuove perforazioni per estrarre petrolio e gas naturale al largo delle coste USA ed in particolare nelle zone antistanti la Virginia, le regioni Atlantiche centrali e del Sud, l' Alaska e il Golfo del Messico. Vengono risparmiate le aree californiane e Bristol Bay (Alaska) già colpita dal disastro della petroliera Exxon Valdez nel 1989.

Si tratta di un notevole piano di espansione (dal 2012 al 2017) che pone fine alla moratoria sulle perforazioni lungo la East Coast ed accoglie molte delle proposte della precedente Amministrazione Bush. Peraltro non è dato di sapere quali siano le reali riserve di idrocarburi in quelle aree e dunque le compagnie petrolifere potrebbero anche ritenere che il gioco non valga la candela e che sia inutile spendere energie nelle esplorazioni. Il Presidente Obama potrebbe inoltre trovarsi di fronte all'opposizione di diversi Senatori e Governatori degli Stati costieri oltre che delle organizzazioni ambientaliste già molto scocciate dalle recenti aperture fatte dall' Amministrazione USA alle lobbies nucleariste.

Mr. Obama è però molto interessato a far passare la sua legge sul clima dunque cerca il sostegno dei Repubblicani concedendo loro il tanto agognato piano sulle perforazioni petrolifere.

Eppure, neanche due anni fa in un discorso fatto in Florida , il candidato alla Presidenza USA Mr. Obama diceva a proposito delle perforazioni proposte dal candidato Repubblicano Mr. McCain:





Si sa che la coerenza è la più grande virtù dei politici e degli umani in genere.

Tuesday, March 30, 2010

Diminuisce la Deforestazione del Pianeta

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La FAO ha annunciato i risultati principali dello studio sulle foreste del mondo, The Global Forest Resources Assessment 2010, che uscirà ad Ottobre e che viene pubblicato ogni 5 anni.

Il risultato principale di questa importante ricerca è, una volta tanto, leggermente positivo: il tasso di deforestazione globale è calato negli ultimi anni. Mentre negli anni '90 del secolo scorso la Terra perdeva ogni anno 16 milioni di ettari, nel primo decennio di questo secolo la perdita annua è di 13 milioni di ettari.

Indonesia e Brasile hanno finalmente avviato politiche di controllo sulle loro foreste e ridotto le perdite annuali in modo significativo. Cina in modo particolare, ma anche India e Vietnam hanno addirittura avviato programmi di riforestazione e afforestazione. E' invece critica la situazione in Australia (colpita da siccità e cambiamenti climatici) e in diverse zone dell' Africa.

Tra le maggiori cause della perdita di foreste ci sono: 1) conversione in terre ad uso agricolo, 2) produzione di legname con taglio indiscriminato, 3) incendi, 4) esplosioni di epidemie e insetti, favorite da elevate temperature medie invernali, che attaccano soprattutto le foreste boreali e temperate.

Il Rapporto della FAO è molto istruttivo e leggerlo fa bene allo spirito. E' disponibile in Inglese, Francese e Spagnolo.

Saturday, March 27, 2010

I Costi Ambientali del Profitto in Economia

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Tra qualche mese apparirà uno studio sui costi ambientali delle attività industriali, commissionato dalle Nazioni Unite ed in particolare da un gruppo dei maggiori investitori internazionali riunitisi sotto la sigla United Nations Principles for Responsible Investment. La sintesi dello studio è stata già diffusa e rafforza le conclusioni del Rapporto Stern di qualche anno fa: i costi dei danni ambientali provocati dalle maggiori aziende del mondo cancellerebbero almeno un terzo dei profitti aziendali se le compagnie dovessero davvero pagare tali costi.

Alcune delle grandi compagnie USA hanno iniziato già da qualche anno ad occuparsi degli effetti nocivi delle loro emissioni clima-alteranti ed ora si preoccupano molto della stangata economica che prima o poi arriverà, non appena l' Amministrazione USA varerà la nuova legislazione sul clima. Ad esempio, American Electric Power, Chevron e General Motors, dopo essersi impegnate affinchè l' Amministrazione Clinton non firmasse il Protocollo di Kyoto, hanno comprato estensioni di foresta atlantica Brasiliana istituendo zone di protezione ambientale in collaborazione con Nature Conservancy. Così facendo hanno messo le mani avanti impossessandosi di grandi riserve di carbonio da contrattare eventualmente sul mercato delle emissioni.

E' invece molto più difficile che siano le compagnie minerarie a compensare le emissioni di gas serra anche perchè esse hanno profitti generalmente minori di quelli delle compagnie petrolifere e comunque non sono propense a pagare i danni ambientali delle attività estrattive (vd. Collapse, Jared Diamond, Penguin).

Tanto per dirne una, Rio Tinto, Cameco, Areva e KazAtomProm detengono circa il 70% della produzione mondiale di Uranio ma se dovessero essere costrette a ripulire i siti minerari e le zone adiacenti probabilmente non sarebbe per loro più conveniente estrarre il minerale e lavorarlo. E i reattori nucleari di tutto il mondo rimarrebbero senza combustibile. Su queste cose sarebbe bene riflettere.

Tuesday, March 23, 2010

Quanto Costa Produrre Birra ?

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Qualche settimana fa avevo fatto notare alla Presidente dell'Associazione Tremembè come nella loro bella pousada brasiliana sarebbe opportuno produrre la birra che si consuma. E' un consiglio che vale in generale. Non è un lavoro difficile, lo si può fare ovunque e i vantaggi sono molteplici:

1) si sa cosa si beve e la qualità del prodotto è migliore rispetto alle birre industriali dal gusto standard,
2) si spende di meno,
3) si evita di produrre una montagna di spazzatura.

L'obiezione che viene generalmente fatta da chi vuole giustificare la propria pigrizia (e inettitudine) è che...ci vuole tempo! In realtà il tempo necessario per l' autoproduzione è minimo. Di sicuro si tratta di una piccola parte del tempo che la maggior parte degli individui perde quotidianamente in chiacchiere inutili sia sul luogo di lavoro che in famiglia o con gli amici.

Neanche a farlo apposta il World Watch pubblica ora un articolo che documenta su alcuni dei costi energetici associati alla produzione industriale di birra. E' proprio una bella coincidenza. La soluzione proposta dagli autori coincide con la mia: far da sè conviene. E' un principio che vale non solo per la birra ma anche per lo yoghurt, il pane e tante altre piccole ma importanti cose....eliminare tutto il cibo industriale è pre-condizione per vivere bene, arricchirsi e sentirsi fringuelli.

Saturday, March 20, 2010

Genetically Modified Cotton in India

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Genetically Modified (GM) cotton is widely grown in India making more than 80% of the total cotton crop. The GM Bollgard cotton contains a protein, produced by the soil bacterium Bacillus Thuringiensis, which is toxic to insects.

Over the last decade there have been controversial reports
regarding the effective yields and usefulness of the Bt cotton for the Indian economy. In 2005 the southern State of Andra Pradesh banned a few varieties of Monsanto manufactured Bt cotton after several farmers committed suicide due to hefty financial losses.

The last Science issue contains interesting news from Delhi: Monsanto itself, confirming previous claims, has revealed that a bollworm feeding on cotton has developed resistance to the protein coded by the Cry1Ac gene and contained in Bt cotton. Monsanto researchers have collected a large number of bollworms from the 2009 cotton crop in the Gujarat state fields. In the labs such bollworms have been fed Bt toxins at usually lethal concentrations: nonetheless the insects survived.

While Monsanto's methodologies and statements need further confirmations it is clear that an ascertained growing insect resistance would be a serious flaw for the whole bio-tech projects revealing that GM crops (even when posing no hazard for human health) are anyway useless in the long term.

Humans can make their living and harvesting crops relying on traditional agricultural methods. Provided they use the brain.