Tuesday, August 9, 2011

Human Global Crisis versus Natural Efficiency

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Dear Scientist
Dear Academic
Dear Man of the Road
Dear Woman of the Road

Dear Friend,

I'm back after so long....although I've thought of you quite often over the last months, due to intense work phase, my thoughts could not be translated into written words to be communicated to you: I had no time.

A tremendous sequence of events has marked the past weeks. Just to mention a few: a persistent drought is taking a heavy toll in East Africa while Pakistan's fish stocks are depleting fast, Syrian people' demand for democracy is still facing the cruel regime's crackdown while the conflict is raging in Libya with rebels and government troops  locked in devastating battle. While the poor are getting more in the US,  from Athens to London, from Madrid to Rome, debt crisis and recession are triggering unrest which simply signal one thing:  the present economical system based on the myth of growth has failed as the Planet's resources are finite. Simply put, the blanket is short.

Given the dire framework, it is clear that we need more knowledge, more culture and more efficiency  to get out of this mess. In particular, I believe, interdisciplinary research should be promoted  in order to broaden academics perspectives and foster new solutions to complex challenges in real life. Cross-fertilization is then a Must.

We have to watch the natural world and learn how Nature self-organizes according to efficiency principles. All the more so, considered that human societies are extremely inefficient.

In this regard I wish to draw your attention on a special molecule which is fundamental to you: DNA. Although the double helix has been a focus of exciting research for over sixty years, a lot still remains to be understood.  While localized fluctuational openings along the double helix are essential to processes as DNA transcription, the molecule precisely knows how (and for how long) to open such fluctuational bubbles. All that is staggering and sophisticated theoretical models are required to understand how all that happens.

At this link you have a contribution which sheds light on the equilibrium properties of a DNA sequence in various ambient conditions, namely temperature and solvent. As you are my friend, you can download the pdf file for free: you don't have to pay, you are just invited to study it carefully while getting tanned on the beach.
This is my mid-summer gift for you.

Once you are back home, please begin to apply efficiency principles to your domestic environment: you will help both the Planet and your wallet.

Enjoy the sun, give up meat-based meals, grow your vegetables and ride bike.
Best wishes and see you soon



Friday, April 29, 2011

Come si Giustifica una Guerra. Il Caso Libico

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Sono così passati il 25 e il 26 Aprile, anniversari rispettivamente della Liberazione d'Italia dal nazi-fascismo e del disastro alla centrale nucleare di Chernobyl di venticinque anni fa. Per una curiosa coincidenza proprio in questi anniversari abbiamo appreso che:

1) l'Italia parteciperà ai bombardamenti nella ex-colonia di Libia dopo essersi ivi esibita, dal 1911 al 1943, in una straordinaria ma poco nota impresa criminale.
2) l'Italia non ha affatto rinunciato al programma di costruzione dei reattori nucleari già concordato con la Francia e con le imprese francesi.

Le due notizie, annunciate dall' individuo-emblema del tumore che affligge questo Paese,  sono relative a questioni apparentemente ben distinte eppure ben connesse.

L'Italia per settimane non sapeva bene quale posizione prendere nell'intricato conflitto ma, dopo che la Francia ha riconosciuto il Transitional National Council degli insorti e l'Inghilterra ha detto esplicitamente che Gheddafi doveva sparire, ha deciso di partecipare all'azione militare.  Sia gli interessi commerciali in Libia che i capitali libici in aziende italiane sono enormi dunque, a guerra finita, bisognerà avere buoni rapporti con la fazione libica vincitrice. Che è già stata designata da Francia, Inghilterra e USA. Dunque all'Italia non rimaneva che accodarsi, come fa di solito, stracciando il Trattato di Amicizia e Cooperazione tra Italia e Libia approvato dal Parlamento Italiano e ratificato da ambo le parti appena due anni fa.  Gli affari sono affari e si fanno con chi comanda...

Accodandosi in Libia, l'Italia ha reso felice il Presidente Francese, fatto questo molto importante in vista dei rapporti commerciali in corso e in divenire tra i due Paesi (vedi per l'appunto anche i reattori nucleari). Oltre che in vista della nomina del Presidente della Banca Centrale Europea.

Anche il Presidente della Repubblica Italiana, già migliorista del PCI e alfiere della cooperazione tra i popoli, si è detto favorevole ai bombardamenti in Libia...sono il naturale sviluppo....Forse non gli hanno detto chi si doveva andare a bombardare poichè lui è uomo coerente e aveva già ricevuto con tutti gli onori il Leader della Rivoluzione Libica. Che già allora e da lungo tempo faceva strage dei suoi oppositori .
Allora però nessuno qui si preoccupava dei diritti civili della popolazione libica soggiogata dal Dittatore Libico peraltro socio in affari dell'individuo-tumore  che tormenta  l'Italia.

Soltanto un cretino può dunque oggi credere che l'azione militare in Libia abbia scopi umanitari. L'intervento italiano ha scopi  puramente economici sia sul fronte del rapporto con la Francia che sul fronte libico. Anche se, in entrambi i casi, la partita è tutta da giocare. Vedremo l'evoluzione dei fatti.

Mentre piantavo melanzane e pomodori riflettevo sulle balle con cui i politici motivano le guerre e mi veniva in mente una storia, occorsa nel 2002, che ebbe un certo peso per giustificare la guerra in Iraq nell'anno successivo. Molti la conosceranno ma trovo giusto sintetizzarla. Lo farò nel prossimo post.

Thursday, March 17, 2011

Alcune Riflessioni sugli Eventi di Fukushima

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Di fronte ai disastri di origine naturale e di origine umana che hanno colpito il Giappone mi sembrava che la cosa migliore da farsi, almeno per qualche giorno, fosse quella di tacere.
Era poi ovvio che gli eventi in corso ai reattori nucleari di Fukushima avrebbero alimentato il dibattito interno già effervescente e destinato ad intensificarsi in vista dei referendum. Il monte-ore che viene dedicato, sia in privato che in pubblico, a queste discussioni è enorme e, se solo una frazione di questo tempo venisse dedicata a produrre e studiare, il popolo si ritroverebbe molto più ricco ed anche molto più preparato a valutare le questioni relative alla produzione di elettricità da fonte nucleare. Ma ciò, ahimè, temo non avverrà nè prima nè dopo il referundum.

Il Nucleare è tema che storicamente appassiona ed induce a schierarsi. Molti mi hanno chiesto negli anni se io fossi pro o contro il nucleare ma nessuno mi ha mai chiesto se io sia pro o contro il metano o il carbone.  Chissà perchè.  Mentre sui media proliferano dibattiti e commenti, l'individuo-massa tende a schierarsi facendo una scelta di tipo caratteriale. E così succede che l'individuo con impostazione pragmatica tenda ad essere pro mentre l'individuo più sognatore tenda ad essere contro. Il primo è prevalentemente un maschio, macho e duro, con idee conservatrici mentre il secondo è tipicamente maschio non molto duro, sensibile e progressista oppure donna che ha saputo degli effetti della radioattività sui corpi umani e in particolare sui nascituri.

Ignorando i dibattiti e prescindendo dalle scelte caratteriali mi viene voglia di metter per iscritto alcune semplici considerazioni.

La relazione di equivalenza tra massa ed energia stabilisce che, se in una qualsiasi reazione, sparisce 1 chilo di massa essa si tramuta in un'energia di 25 miliardi di chilowattora (KWh).  Questa energia equivale al consumo elettrico di 3 anni per una città di 1 milione di abitanti ipotizzando che ogni abitante consumi 25000 KWh, cioè 8300 KWh annui. E' chiaro che l'idea è suggestiva: coprire in modo generoso il fabbisogno di energia elettrica degli umani viziati utilizzando un pugno di materia.

Il problema però sta nel come far sparire quel chilo di materia e tramutarlo in energia!

Se bruciamo degli atomi di carbonio, siano essi contenuti nel sesamo o in un pezzo di litantrace o nel metano, provochiamo una riduzione di massa: i prodotti della combustione pesano meno del carbonio iniziale e la differenza di massa è tradotta in energia che alimenta il mio metabolismo (sesamo) oppure il frigorifero di qualche amico frizzante (litantrace, metano).  Quella differenza di massa è però piccolissima, meno di un miliardesimo, poichè la combustione tocca solo i gusci esterni degli atomi. Di conseguenza ci servono enormi quantità di antracite, litantrace, petrolio e metano per soddisfare i bisogni energetici di società dipendenti dai combustibili fossili.

La scoperta della radioattività (Henri Becquerel, 1896) in Francia aprì una nuova epoca nella storia dell'umanità. Nei quattro decenni a venire divenne evidente che nel cuore degli atomi era racchiusa una quantità di energia milioni di volte più grande di quella contenuta nei gusci elettronici esterni.

L'attenzione dei fisici si rivolse in particolare all' Uranio, l'elemento più pesante esistente in natura. Fermi e il gruppo di Roma furono i primi a spaccare (fissionare) l'Uranio usando neutroni lenti ma l'identificazione dei prodotti di fissione, tra cui il Bario, fu fatta nel 1938 da Hahn e Strassmann a Berlino. L'interpretazione del fatto sperimentale venne tra la fine del 1938 e gli inizi del 1939 grazie a Lise Meitner (esiliata in Svezia) e a suo nipote Otto Frisch (Copenhagen). Fu appunto Frisch ad introdurre il termine fissione per definire questo processo straordinario in cui la differenza di massa tra i prodotti finali della reazione e il nucleo di Uranio iniziale era di un millesimo...l'energia liberata nel processo di fissione era di 200 milioni di elettronvolt. Nel Febbraio del 1939 fu Niels Bohr ad intuire che la fissione indotta da neutroni lenti avveniva in un tipo particolare di Uranio, l'Uranio-235,  parente dell' Uranio-238 ma più instabile e dunque più raro in natura.

A questo punto erano noti tutti gli elementi fondamentali per realizzare la reazione nucleare a catena (già immaginata da Leo Szilard nel 1934) e disporre di enormi quantità di energia sia a fini militari che a fini civili.

Laddove finisce un capitolo straordinario di storia della fisica inizia la storia tecnologica della costruzione di reattori in cui la reazione a catena possa aver luogo in modo controllato: una fissione deve indurre una successiva fissione e non di più. Il processo non deve divergere, non deve scappare di mano, altrimenti si innesca l'effetto della bomba e succede un disastro.

Un reattore da 1 GigaWatt (GW) di potenza produce tipicamente 7 miliardi di KWh all'anno dunque in poco più di tre anni esso produce quell'energia equivalente ad 1 kg di massa di cui dicevo all'inizio. In realtà sono 3 kg di massa che spariscono: 2 chili se ne vanno sotto forma di calore a scaldare l'acqua dei mari e dei fiumi che raffreddano le centrali mentre 1 chilo viene convertito in elettricità. Le leggi della termodinamica impongono dei vincoli precisi e cominciano a farci capire come il reattore nucleare, grande opera tecnologica, contenga delle assurdità intrinseche.

Per il medesimo reattore, bisognerà sostituire circa 25 tonnellate di Uranio arricchito ogni anno (il suo carico totale è di circa 100 tons) perchè si esauriscono. L'Uranio arricchito contiene una percentuale di Uranio-235 di circa il 4%  e ciò significa che, ogni anno, esso reattore richiede circa 1 ton di U-235.  Questo isotopo è però presente in natura in percentuali di circa 0.71% sul totale dell'Uranio disponibile e, per estrarre 1 ton di U-235, bisogna utilizzare (con operazioni molto costose ed energivore) 200 tons di Uranio naturale il quale è presente sulla crosta terrestre in percentuali di 4 parti per milione e negli oceani di 3 parti per miliardo.

Le cose si complicano ulteriormente e diventano anche molto più noiose...la fisica nucleare lascia il posto alle ruspe che scavano nelle miniere milioni di tonnellate di roccia onde racimolare sufficienti quantitativi di ossidi di uranio con cui nutrire i reattori. Alla fine del lungo ed inquinante ciclo produttivo i pellets di ossidi di uranio vengono disposti all'interno di tubi di leghe di zirconio. Questo metallo è estremamemente resistente alla corrosione e manifesta una scarsa predisposizione a catturare i neutroni emessi nella reazione a catena, dunque non la ostacola.  C'è però un problemino: le leghe di zirconio sopra ai 1200 °C,  a contatto con l'acqua, si ossidano in fretta. L'acqua si scinde e si libera idrogeno il quale non appena viene a contatto con l'aria esplode. E' quel che è successo a Fukushima dopo che, a causa del fallimento dei generatori Diesel seguito allo tsunami, non è più stato possibile raffreddare con acqua le barre di combustibile e quindi la temperatura delle medesime è salita.

Ancora una volta la natura ci ha offerto un materiale importante e con molti vantaggi. In determinate condizioni però quei materiali possono diventare pericolosi. La saggezza degli umani sta nel saper usare le risorse naturali con parsimonia.

Nel caso specifico qualcheduno argomenterà che l'evento terremoto + tsunami è stato eccezionale o forse che la centrale di Fukushima era vecchia. Si tratta di argomenti deboli: l'evento eccezionale può sempre riproporsi in modo ancor più eccezionale e imprevedibile.  Vedo peraltro che i due nuovi reattori in costruzione in Giappone sono anch'essi (come quelli di Fukushima) del tipo ad acqua bollente (BWR) per quanto avanzati (ABWR)...queste sono però finezze che non cambiano il nocciolo della faccenda: il margine di rischio associato a queste modalità di produzione di elettricità è troppo elevato. Ed alla riduzione del rischio si accompagna l'incremento dei costi, già straordinari.

A questo punto anche il macho pragmatico pro nucleare comincia a riflettere ed a chiedersi se il gioco valga la candela. Egli è istruito e dunque sa che 1 kg di Uranio arricchito al 3.5% ha un contenuto termico di 3900 GigaJoule mentre un litro di petrolio contiene 39 MegaJoule, centomila volte di meno...egli è intraprendente e dunque vorrebbe sfruttare quella enorme risorsa, la tentazione è grande.  L'esperienza accumulata e la storia dei fallimenti dell'industria nucleare ora però lo inducono a pensare e gli fanno capire che le leggi di natura vanno studiate e rispettate.

Dopo aver avuto la grande fortuna di poter abitare in questa biosfera dovremmo avere almeno il buon senso di non perturbarla troppo.  Tanto più che, per il semplice obiettivo di produrre energia elettrica, esistono oggi  tecnologie mature e strategie ben più intelligenti di quelle connaturate all'opzione nucleare.

Saturday, March 12, 2011

What caused Japan's massive earthquake and tsunami?

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marco saw this story on the BBC News website and thought you
should see it.

** What caused Japan's massive  tsunami? **

The earthquake which rocked Japan triggered tsunami alerts across the entire Pacific basin, including Hawaii and Peru.

< http://www.bbc.co.uk/go/em/fr/-/news/world-asia-pacific-12716432 >

** Japan's earthquake explained **

http://www.bbc.co.uk/news/world-south-asia-12712422

Tuesday, March 8, 2011

Impianti Fotovoltaici: gli Ignoranti e le Scelte Energetiche

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Giovedì 3 Marzo, giorno in cui il consiglio dei ministri approvava il decreto legislativo (DL) sulle energie rinnovabili, veniva pubblicato sul Corriere della Sera un dossier a firma del sig. Sergio Rizzo, giornalista diventato famoso per essere stato co-autore di un libro sulla casta dei politici. Ho avuto quell'articolo sotto agli occhi perchè mi è stato sottoposto, non certo perchè io compri il Corriere o spenda tempo per navigare sui siti di questi noiosi quotidiani italiani.

Il saggio del giornalista inizia con un assaggio"mentre il costo medio dell'energia in Italia si aggira sui 60-70 euro al megawattora, chi produce elettricità con il fotovoltaico intasca ancora oggi fino a 402 euro. Vi chiederete: chi paga? Ovviamente gli utenti."

Chissà come il Rizzo ha calcolato il costo medio dell'energia: ho in mano le ultime bollette ENEL e, pur collocandomi nello scaglione di consumo più basso dunque  più economico, constato cifre più alte di quasi un fattore due rispetto a quelle date dal Rizzo. Ho i dati precisi per tutto il 2009:  1 megawattora mi è costato 117€ per la sola quota energia (al netto delle imposte e balzelli vari).  I suoi costi medi sono dunque una impossibilità.  Ma tralasciamo...era solo un assaggio.

Il messaggio fondamentale dell'intero saggio è che i produttori di energia fotovoltaica (FV) e rinnovabile siano dei parassiti-speculatori i quali si ingrassano a carico degli utenti e dello Stato. L'obbediente giornalista evidentemente doveva riempire mezza pagina di giornale in concomitanza con l'approvazione del DL e, pur non conoscendo l'ABC delle questioni in oggetto, si è spremuto per raccattare informazioni e dir la sua. E per mettersi in sintonia con il ministro Romani....basta arrivare in fondo all'articolo per capire.

Mi sembra qui opportuno stabilire alcune fondamentali verità e lo farò riferendomi in particolare alla componente FV delle energie rinnovabili perchè è di essa che ora maggiormente si discute:

1) gli incentivi statali finora elargiti ai produttori FV di tanti Paesi, soprattutto europei, avevano la funzione di ammortizzare nel tempo l' investimento per impianti che derivano da produzioni di alta tecnologia, impianti dunque che avevano ed hanno un certo costo.

2) Tutti gli Stati che decidano di utilizzare e distribuire nel territorio una determinata fonte energetica devono sovvenzionarla e stabilire degli incentivi che poi verranno recuperati mediante tassazione diretta o indiretta.
Poichè la politica energetica è fondamentale per l'esistenza stessa di un Paese, gli Stati hanno sempre fatto delle scelte energetiche più o meno oculate e spesso sono anche dovuti venire a patti con le corporazioni forti che si strutturavano attorno al business energetico. Si vedano ad esempio le fasi alterne nell'interazione tra governi USA e compagnie petrolifere iniziata giusto cent'anni fa: se la Standard Oil (antenata di Exxon) non riuscì a corrompere Roosevelt, la ExxonMobil ebbe invece con G.W.Bush un rapporto di intensa amicizia.

3) Quando il sig. Rizzo si alza al mattino, si rade, si lava le parti intime con l'acqua calda, fa colazione, si reca in ufficio o manda il suo articolo alla redazione del Corriere, per tutte queste cose egli fa uso diretto o indiretto di metano e petrolio che arrivano in Italia grazie a precise scelte energetiche fatte dai governi nei decenni passati. Quelle scelte hanno avuto ed hanno dei costi che vengono scaricati sulle bollette degli utenti. Le stesse infrastrutture, gasdotti ed oleodotti,  non vengono realizzate da enti di beneficenza ma son pagate dagli utenti.

4) Ora, si dà il caso che l'epoca degli idrocarburi (iniziata in Pennsylvania 152 anni fa) abbia iniziato la sua parabola discendente. Gli eventi che sconvolgono il mondo in questi giorni sono inconfutabili indicatori della necessità di trovare nuove strade. Si tratta dunque di gestire la transizione all'era, già iniziata, dell'energia solare. E anche quella eolica è una forma di energia solare. Piaccia o non piaccia, non ci sono alternative.

5) E' evidente che, appena si crea un giro di affari e quattrini, ci saranno sempre dei truffatori pronti ad inserirsi nel business. Ma quando, nel 2004, la Shell fu scoperta a truffare azionisti e consumatori mediante stime subdolamente gonfiate delle sue risorse petrolifere, essa fu condannata a pagar penali per US$ 150 milioni  alle commissioni di vigilanza sulle Borse USA e di Gran Bretagna. Non per questo però USA e Gran Bretagna smisero di usare il petrolio nè di finanziare attività petrolifere. Analogamente si devono colpire i furbetti e i mafiosi  che speculano sugli incentivi alle fonti rinnovabili italiane ma non per questo si dovrà rinunciare a sostenere un settore produttivo fondamentale.

Io fui tra i primi ad installare 5 anni fa un piccolo impianto FV nell'ambito del primo Conto Energia (darò  prossimamente alcuni dati e informazioni al riguardo) ma di certo non lo feci per guadagnarci. A tutt'oggi ho recuperato una frazione della spesa iniziale e, se solo dovessi monetizzare il tempo dedicato a gestire l'intera faccenda, l'investimento si rivelerebbe assurdo. Invece ritengo di aver fatto comunque una scelta giusta.
Ritengo anche che gli impianti solari, FV e termici, devano avere dimensioni medio-piccole e siano consistenti con un sistema elettrico fatto da una rete astuta di tanti produttori e consumatori che, innanzitutto, abbiano interiorizzato il principio dell'efficienza energetica.  Non ha infatti senso continuare ad installare nuova potenza elettrica, sia essa rinnovabile o non, se non si eliminano gli sprechi sia in fase di produzione e distribuzione che in fase di consumo. Se il secchio è bucato è inutile continuare a versarvi acqua.

E qui vengo ad un altra questione maldestramente sollevata dal Rizzo: egli informa che negli ultimi quattro anni sono state presentate domande di impianti alternativi per 130 mila Megawatt, a fronte di una potenza elettrica installata, nel corso dell'ultimo secolo, di 105 mila Megawatt.
La frase è vaga e sconclusionata come tutto il saggio del nostro. I numeri bisogna saperli dare ed interpretare. Si deve sapere, il giornalista non sa,  che 1 MegaWatt (MW)  di potenza solare produce, in termini di energia, 5 o 6 volte di meno di quel che produce 1 MW di potenza da idrocarburi. Dunque, se si dovessero davvero sostituire con potenza solare i circa 100 GigaWatt (GW) di potenza installati finora beh, per avere la stessa energia, servirebbero 500 o 600 GigaWatt di nuovi impianti solari e non solo 130 GW !

1GW = 1000 MW

Insomma quella che sembrava al buon Sergio una quantità enorme potrebbe essere una quantità piccola qualora l'intera potenza elettrica convenzionale dovesse essere rimpiazzata da potenza energetica di fonte fotovoltaica ( naturalmente sto considerando un caso limite chè la potenza elettrica totale dovrà invece essere formata da un mix di fonti diverse) .

Il  giornalista non ha studiato, ergo non sa che l'energia che ci arriva dal sole è tanta ma è diluita e il fattore di diluizione fotochimica dipende dall'inverso del quadrato della distanza terra-sole. La questione fotovoltaica è tutta qui ed è per questo che gli incentivi diventano necessari nella fase di transizione storica...escludo però che il Rizzo sia in grado di cogliere il significato di queste frasi.

In sintesi: le questioni complesse vanno gestite da chi ha competenze specifiche. La casta dei politici e la casta degli idioti dovrebbero occuparsi delle loro banali  beghe quotidiane. Capiamo anche come mai Corriere della Sera e simili continuino a perdere lettori mentre alcuni blogs continuino a guadagnarne.

Sunday, February 27, 2011

Food Crisis versus Alternative Sources of Nutrients

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While the food crisis is getting heavy worldwide and contributes to unleash mass protests in Middle East, North Africa and India,  it is worth reminding how many botanic species might be a good source of nutrients.

Very often humans (mainly those living in urban areas) have lost knowledge about the natural world and common diets are dictated by the food companies commercial interests. The beautiful book by Raj Patel should be a must in your library.  As a consequence nutrients diversification shrinks and just a few main staple foods, markedly rice, maize and wheat, provide most of the energy intake.  In USA and Europe, animal products are even ahead of cereals as for their energy contribution to the average diet  hence causing further problems in terms of environment and health.

There is a need to increase and spread knowledge of the richness of edible plants which can be found throughout the world. In this regard I want to mention a great piece of work done by Prof. Dr. Eduardo Rapoport, Universidad Nacional del Camohue (Argentina), in order to identify invasive species in South America which turn out to be edible.

The following video reports on this programme...enjoy and eat well !

Avoid supermarkets,  remember that processed food is often poisonous and prepare your own food starting from healthy ingredients...



Wednesday, February 23, 2011

Libia, Petrolio e Modelli di Sviluppo

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In questi giorni mi è capitato di cogliere alcuni spezzoni di quelle tipiche conversazioni che rivelano gli umori del popolino: sembra che molti italiani siano preoccupati per la situazione in Libia poichè da essa potrebbero fuoriuscire ondate di disperati che cercherebbero rifugio in Italia. L'individuo-massa non è preoccupato per la tragedia libica in sé ma per le conseguenze che tali eventi potrebbero avere sulla sua vita quotidiana. Naturalmente questi strati di popolino sono composti da bravi cattolici, battezzati e coerenti, che amano il prossimo loro, dunque anche l'eventuale immigrato libico, come sé stessi. E' noto che quanto più l'individuo-massa sente il peso della crisi economica tanto più è portato a vedere nell'immigrato, nel diverso, un potenziale nemico. E' sempre stato così.

Nello specifico, gli umori viscerali del popolo sono ben interpretati dal Ministro degli Esteri che ora paventa un esodo di proporzioni bibliche dopo essere stato per giorni molto prudente nel prendere le distanze dal Colonnello Libico con cui Italia e Italiani hanno sempre fatto buoni affari. Non ci si può inimicare un dittatore perchè, se poi ristabilisce l'ordine in casa, è con lui che bisogna continuare a fare affari. Se però il dittatore è sull'orlo del baratro allora si può cominciare a criticarlo. L'ipocrisia dei politicanti è lo specchio dell'ipocrisia popolare.

Ho notato spesso come il popolino italiano sappia poco o nulla dei crimini compiuti qualche decennio fa da altri bravi italiani in Libia.

D'altro canto esistono politici di nobili ideali che invece sanno tutto di quei crimini e che, di conseguenza, hanno sempre considerato il Colonnello Libico un eroe popolare e antimperialista. Si veda a fianco l'insulsa intervista rilasciata da uno dei fondatori del Manifesto e che dimostra come l'infatuazione ideologica possa accecare. Fa una certa impressione leggere quelle frasi mentre in Libia è in corso una mattanza.

Tra le altre cose, ai fini dei temi trattati in questo blog, è interessante la proposta conclusiva dell'ottantenne rivoluzionario: "l'Italia dovrebbe costruire l'autostrada costiera tra Tunisia e Egitto" !

Il Sole24Ore, Venerdì 18 Febbraio 2011



Naturalmente il Sig. Valentino propone un'autostrada che, se realizzata, verrà ancora per decenni percorsa da veicoli alimentati ad idrocarburi, e cioè grazie a quel petrolio su cui si fonda il perverso rapporto di amicizia italo-libico. Infatti, molti avranno imparato in questi giorni che l'Italia importa dalla Libia circa un quarto del petrolio che consuma (il 26% nel 2009) e che, nonostante la Libia non sia oggi tra i grandi produttori mondiali di greggio, essa ha le più grandi riserve accertate d'Africa.

Ora, è' chiaro che ENI continuerà ad estrarre petrolio in Libia e che i capi libici, vecchi e nuovi, continueranno a fondare il loro potere sui giacimenti di petrolio fino ad esaurirli.
Ma quello che preoccupa è come nemmeno i rivoluzionari o pseudo-tali riescano a vedere oltre la punta del loro naso e a pensare a modelli di sviluppo radicalmente diversi, alternativi a quelli ormai morenti fondati sui combustibili fossili. E' proprio una questione di cultura!

Peraltro l'autostrada è da sempre elemento funzionale al tandem industria petrolifera - industria automobilistica che forma il trave portante del sistema capitalistico mondiale. Non si capisce come un rivoluzionario, storico anticapitalista, possa essere poi paladino delle autostrade.  Quand'anche si voglia assumere il punto di vista dell'anziano signore,  la contraddizione è talmente evidente da farlo cadere nel ridicolo. Sono sempre stati simpatici questi loquaci intellettualini . 

A me non verrebbe mai in mente di proporre un'autostrada lungo quella costa nord-africana peraltro già molto antropizzata e spesso violentata dal turismo di massa. Mi verrebbe spontaneo proporre alle (speriamo nuove) classi dirigenti arabe la costruzione di una pista ciclabile nel contesto di uno sviluppo turistico astuto che valorizzi le piccole economie locali della costa mediterranea, dal Marocco all'Egitto.

E' ovvio che nè io nè il Sig. Valentino avremo alcuna voce in capitolo. Scrivo queste cose solo per definire una concezione dello sviluppo (post era-petrolio) e degli stili di vita che, credo, prima o poi dovrà diffondersi anche in Africa così come già si è diffusa in parti d'Europa.

Tra i tanti che leggono questi posts molti sono già d'accordo con me, dunque vivono generalmente bene.
E magari anche quel pallido individuo-massa che ora, serrato in auto o in ufficio, esterna le proprie paure di fronte alle possibili ondate di immigrati un giorno capirà quant'è bello pedalare sia per andare al lavoro che in vacanza, deciderà di uscire dall'utero protettivo, rinuncerà per un pò agli spaghetti e cercherà di conoscere mondi diversi dal paesino in cui è nato. Così facendo smetterà di aver paura dell'immigrato, si abbronzerà un pochino e contribuirà a ridurre la dipendenza nazionale dal petrolio d'importazione.

Friday, February 18, 2011

Foreste Igapó e Várzea.... colore delle acque e uccelli endemici

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Gentile Prof. Vittorio Amadio,

Con riferimento al suo articolo apparso su La Nuova Ecologia di Febbraio 2011  (pg.35), noto che la distinzione da lei fatta tra foresta Igapó e foresta Várzea è un pò confusa.  Vorrei precisare che:

a) la foresta Igapó è allagata regolarmente da fiumi con acque scure che provengono da territori geologicamente più antichi  (vd. Rio Negro nel bacino Amazonico)
b) la foresta Várzea è allagata stagionalmente da fiumi con acque bianche (in realtà color beige) provenienti da territori, come quelli Andini, più giovani geologicamente  (vd. Rio Solimões).

La distinzione di colore delle acque è fondamentale in quanto le seconde, proprio in virtù del territorio da cui originano, sono quelle più ricche di sedimenti erosi. Di conseguenza la foresta Várzea ha un suolo relativamente più ricco di nutrienti ed è più favorevole all'agricoltura. Dunque è la più minacciata dalle pratiche di disboscamento.


Di converso le foreste Igapò hanno generalmente poche zanzare in quanto le larve non sopportano gli acidi organici che rendono appunto scura l'acqua.

La stessa differenza di colore delle acque che si nota nel bacino Amazonico si ritrova nel bacino del Rio Orinoco in Venezuela:  nei pressi di Puerto Ordaz il Rio Caroni, che origina nella Gran Sabana ed è portatore di acque scure,  confluisce appunto nell'Orinoco ma le acque, di diversa densità e temperatura, non si mescolano per un lungo tratto...proprio come a Manaus.

A prima vista noto inoltre un errore: l'hoatzin non è un endemismo Amazonico. Se fosse un endemismo vorrebbe dire che si trova solo lì. Io però ho visto questo interessante uccello anche sul delta dell'Orinoco dunque fuori dalla regione Amazonica. Lo si può invece definire endemico del Sud America.

Complessivamente l'articolo mi sembra senza infamia e senza lode, non è male ma non dice alcunchè di rilevante e originale sull'Amazonia. La Nuova Ecologia le avrà chiesto di riempire una pagina della rivista e lei lo ha fatto diligentemente raccogliendo online un pò di dati. Le darei un bel 22/30. Temo però che le manchi l'esperienza diretta con quella parte di mondo, chissà se c'è mai andato nella foresta vera magari non in gruppo.

Le allego un paio di foto sul fenomeno delle acque che "non si mescolano".

Cari saluti

Marco Zoli

p.s. Non si preoccupi. Il suo non è un caso isolato: sa quante volte mi è capitato di prendere in mano La Nuova Ecologia e di trovarvi errori di vario tipo! E' una vecchia storia...e il Direttore è un vecchio amico! Molto onesto peraltro: non ha mai organizzato una truffa in vita sua.


Wednesday, February 16, 2011

Nord Africa e Paesi Islamici, Rivolte Popolari e Prezzi degli Alimenti

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Un mese fa ero di passaggio al Cairo quando un uomo si era appena dato fuoco davanti al Parlamento Egiziano. L'uomo non aveva più diritto ai coupons che gli avevano permesso di comprare pane a prezzo sussidiato per il suo piccolo ristorante. Questa era la notizia con cui apriva il Daily News del 18 Gennaio, il quale riferiva anche che il Ministro degli Esteri aveva escluso per l'Egitto la possibilità di rivolte in stile tunisino. Da lì a un paio di giorni la protesta popolare contro la dittatura di Mubarak è divampata smentendo il lungimirante Ministro.


Non era peraltro difficile coglierne i segnali e mi chiedevo tempo quanto ancora le popolazioni dei Paesi Arabi e dell'Iran avrebbero potuto sopportare di rimanere soggiogate. Avevo appena spiegato a Federico che gli Arabi d'Israele avevano, nonostante tutto, condizioni di vita ben migliori dei loro pari viventi nei Paesi Arabi vicini.
Dalla Tunisia all'Egitto e di nuovo all'Iran le fasce sociali più istruite e dinamiche chiedono la fine delle corrotte dittature familistiche ma non c'è dubbio che il malcontento delle grandi masse che vediamo in queste settimane deriva dall'ulteriore peggioramento delle condizioni economiche. La massa protesta perchè vive male e spesso ha fame.

Eppure l' osservatorio della FAO che monitora gli indici dei prezzi delle derrate alimentari aveva rivelato da sei mesi aumenti record soprattutto per zucchero, olii e cereali.

In realtà la produzione mondiale di cereali nel 2010 non è andata male ed è calata globalmente solo dell' 1.4% rispetto all'anno precedente. I Paesi in via di sviluppo hanno avuto aumenti produttivi che hanno quasi compensato i decrementi dei Paesi sviluppati. Il problema è che la domanda globale continua a crescere generando aspettative di riduzione degli stocks, dunque forti aumenti dei prezzi. Le alluvioni in Australia e la siccità in Argentina creano ulteriori instabilità sui mercati tant'è che a Dicembre 2010 il prezzo del grano USA da export ha raggiunto i 324 US$ per tonnellata, il 70% in più che a Luglio.

Sono 77 i Paesi del mondo classificati a basso reddito e con deficit alimentare (Low Income Food Deficit Countries, LIFDC). Complessivamente, nel 2010, questi 77 hanno aumentato del 2.5% la produzione di cereali rispetto al 2009. Se si scorporano i dati si vede però che nel Nord-Africa la produzione è crollata del 10%, un dato importante. Inoltre l'incremento di capacità produttiva non affranca i Paesi LIFDC dal bisogno di continuare ad importare e, poichè i prezzi aumentano, la loro bilancia commerciale peggiora.

Continuando a leggere il rapporto FAO si nota come in Tunisia la produzione di grano è calata del 46% rispetto al 2009 e del 35% rispetto alla media dei 5 anni precedenti. L' Egitto è il più grosso produttore regionale ma è anche il primo importatore di grano al mondo (oltre 10 milioni tons) e due terzi dell'import venivano dalla Russia che però, a causa di una paurosa siccità, ha prima vietato e poi ridotto l'export. L'aumento del prezzo della farina di grano (solo una parte è sussidiata dal governo) si è ripercossa sui prezzi dei prodotti di base e si è aggiunto all'aumento dei prezzi di carne, riso e verdure. La situazione è esplosa anche per questo. Insomma la coperta è corta ed in questo mondo le fluttuazioni (cambiamenti) del clima in Russia o Argentina hanno effetti globali.

Persino nel tranquillo e generalmente benestante Oman c'è stata qualche protesta ma bisogna davvero andare a trovarne traccia nella stampa internazionale. In questo interessante Paese, con una bassissima densità di popolazione e una storica attenzione del Sultanato ai temi ambientali, non vediamo i conflitti che sconvolgono gli Stati Arabi vicini. Forse qualcosa ciò significa...magari poi vengo smentito domani mattina.

Thursday, February 10, 2011

Ricercatori e Ricerca a Radio3Scienza

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Il programma di Radio3 che tratta i temi della scienza sta dedicando questo mese di Febbraio alle questioni specifiche della ricerca in Italia. I ricercatori sono stati invitati a raccontare brevemente la loro esperienza. Ho trovato l'iniziativa interessante e frizzante, così ho partecipato. Ecco qui il mio intervento.

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Care e Cari di Radio3Scienza,
ascolto spesso i vostri interessanti programmi e così vi scrivo a proposito del tema inerente alla Ricerca e ai Ricercatori.

Sono da diversi anni ricercatore presso il Dipartimento di Fisica, ora School of Science and Technology, dell' Università di Camerino. Trovo che il mestiere di ricercatore sia straordinariamente bello e rifarei tutto ciò che ho fatto. Ho lavorato presso 5 Dipartimenti di Fisica (per rimanere in Italia) e posso dire che ovunque il livello della ricerca scientifica è di alto, spesso altissimo, valore internazionale. Riguardo ai meccanismi di assunzione dei ricercatori e, più in generale ai sistemi di promozione interna, non ho mai visto verificarsi particolari ingiustizie nè favoritismi di sorta. Nei Dipartimenti di Fisica il merito viene premiato anche se la procedura dei concorsi è di per sè ipocrita ed inutilmente energivora in quanto il vincitore è prestabilito.


Sono altresì consapevole che l'area Fisica costituisce (mediamente) un'eccezione nel panorama dell'Università italiana. Basterà dare un'occhiata comparativa: 1) Ai criteri di valutazione interna che vigono per le diverse Facoltà e aree di ricerca. 2) Ai curricula di un medio ricercatore/professore di Fisica e di un altro Dipartimento X.

Ho sempre lavorato in modo indipendente in quanto credo che la ricerca sia innanzitutto un'attività individuale. Ciò vale soprattutto per un teorico quale io sono. Le collaborazioni, nazionali e internazionali, sono senz'altro importantissime ma fondamentale è la capacità dell'individuo di far da sè, tanto nella ricerca quanto nella vita.

Non ho mai aspirato a "diventare professore" perchè son certo che ciò sarebbe un boomerang: peggiorerei il mio status. Non conosco infatti alcun professore che abbia una qualità della vita comparabile alla mia. Non ho mai lavorato per fare i soldi (anzi ne rifiutai) ma, evitando di perder tempo in chiacchiere e sfruttando appieno le potenzialità offerte da questo mestiere, ho raggiunto ben presto uno standard di vita quotidiana che non cambierei con quello di alcun altro. Vivo in una delle zone più belle al mondo e lavoro da casa sfruttando appieno le opportunità della grande rivoluzione tecnologica che abbiamo la fortuna di esperire. Credo deva essere tristissimo doversi infilare al mattino in una scatola metallica e bruciare carburante per andare a lavorare. Non ho mai fatto parte di gruppi e già da studente pubblicavo da solo. Sono in forma smagliante.


Credo che il ricercatore deva fare solo ricerca e non didattica. Ed infatti io non la faccio da molti anni...quindici anni fa l'insegnamento fu esperienza utile poi mi resi conto che non mi fruttava e smisi. Senza manifestare e senza salir sui tetti. Son salito invece sul tetto di casa mia per coibentarlo e rendermi indipendente dai combustibili fossili. Si vive meglio e i quattrini si fanno anche non sprecando.


So bene che in Italia la cultura non è un valore e che la ricerca è poco sostenuta. Ritengo altresì che i ricercatori italiani, anzichè aspirare a far carriera mettendosi al servizio del loro capetto, avrebbero dovuto e ancor dovrebbero cogliere le grandi opportunità insite nel loro mestiere e valorizzare una figura professionale forse unica nel panorama mondiale. Almeno fino all'avvento di quest'ultima pessima riforma.

Vi allego un paio di foto recenti e vi saluto

Continuate così

Marco Zoli

Saturday, February 5, 2011

Good, Funny News from Malawi

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It is well known that bovine and sheep methane emissions do contribute to global warming. This effect is very much relevant also in view of the fact that the methane warming power is about twenty times as much as carbon dioxide (per unit of weight).
In this regard also human flatulence should be considered although the methane content in the latter may be less than that due to cattle.

A few weeks ago I met in Zanzibar a former militant of an Italian extreme left-wing group active in the seventies of the last century. As we had an interesting talk I felt bound to dedicate him a post. Federico had settled in Dar es Salaam since a couple of months following his wife employed at a Dar based UN agency. Federico had previously found himself close to the Malawi border and the same had just happened to me (Tanzania and Malawi share a border amid the beautiful Lake Nyasa). In fact the coherent guy did not cross the border as he was frightened by the idea of being in Malawi. On the spur I did not grasp why although, later on, talking about food I got that beans were main staple in his diet.

I am also fond of legumes but, upon cooking them, I try to remember to add some crumbs of Asafoetida, a marvelous gum which I got in plenty years ago at a remote farmer market in Northern India. Still I have it in stock also because, to Graci's dismay, I sometimes forget to add it. Even in this cases however I remain far away from the steady and powerful Federico's performances.

The latest news from Malawi explains and justifies Federico's fear. The country is about to reintroduce a law which bans public farting. A hazard to Federico. "Any person who vitiates the atmosphere...shall be guilty of a misdemeanour."

I wonder whether the Malawian Justice Minister is motivated by environmental awareness but certainly he is setting a good example. And he knows how to hit the headlines.

Monday, January 31, 2011

Energy Saving: Some Successful Examples

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The previous post has pointed out that efficiency and saving are the keywords towards the solution of the energy questions worldwide.

The following video shows how a common task, heating a building, can be faced with a clever and sustainable approach. The good example comes from the Stockholm central train station which hosts about 250.000 people per day. As a human body radiates on average like a 100 Watt light bulb, each of us turns out to be a heat generator. The amount of thermal energy we transfer to a specific environment (for instance the train station) is given by our average power times the time we spend in such environment.

The idea developed by the Swedish company Jernhusen is that of collecting the excess heat produced every day by 250.000 commuters and transfer it to the nearby office block which, instead, needs a source of heat in the cold winter. Certainly heat transfer requires some electricity consumption but the latter is reported to be much lower than the thermal energy saved by heating the offices using the transferred human heat. Then, if the input is much lower than the output, the whole process is worth to be done.

The method is clearly explained at this link.

Meanwhile the sun is shining at my place and, as usual in such sunny days, there is no need for me to burn firewood in order to heat home. Only after sunset the efficient wood burning stove will be lit. Of course water is heated by sun thermal energy while electricity is generated by sunlight which is more than sufficient year-round. As I have been doing in this way for twelve years the notion of Passive System (given in the previous post) sounds quite familiar to me. Even obvious.

Every building can be energetically close to self-sufficiency if just a little bit brain is used in building it.

Friday, January 28, 2011

Corsa alle Energie Rinnovabili e Importanza del Risparmio

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Negli ultimi anni si è avviato nel mondo un processo di trasformazione delle modalità della produzione energetica, in particolare della produzione di energia elettrica. Infatti alcune tra le più importanti fonti energetiche rinnovabili, in primis idroelettrico, eolico e solare fotovoltaico, servono a produrre solamente elettricità.

Le previsioni dell' autorevole International Energy Outlook 2010 (US Energy Information Administration) danno, per il periodo 2007-2035, una rilevante crescita della quota dovuta alle fonti rinnovabili nel paniere del consumo energetico mondiale. Quest'ultimo peraltro è destinato ad aumentare passando dai circa 145.000 TWh del 2007 ai previsti 187.000 TWh del 2035. E' però vero che questo incremento è attribuito quasi interamente ai Paesi che non appartengono all' OECD (Organization for Economic Cooperation and Development) mentre i Paesi OECD, tra cui l'Italia, manterranno complessivamente consumi energetici stazionari.

Nel caso specifico dell'Italia, avevamo già visto qualche mese fa come i consumi energetici siano in realtà calati negli ultimi anni e la tendenza sembra confermarsi nel presente essenzialmente in virtù della crisi economica.

Se i consumi totali dei Paesi OECD rimangono stazionari e gli investimenti nelle energie rinnovabili comunque aumentano è ovvio che vi sarà negli anni a venire una notevole crescita della percentuale di energia da fonte rinnovabile e ciò avverrà sia nella produzione di elettricità che, anche, di calore (biomasse, geotermico, solare termico).

Comunque sia, è bene sapere che a tutt'oggi su scala globale (Paesi OECD e non-OECD messi insieme) le fonti rinnovabili contribuiscono per circa il 19% alla produzione di energia primaria totale ma dentro a questa percentuale sono le biomasse tradizionali a fare la parte del leone (con il 13%). Le biomasse tradizionali sono però costituite in gran parte da legna bruciata per cucinare, in modo spesso inefficiente, in gran parte delle zone povere del mondo. Tolte le biomasse tradizionali (magari ottenute da disboscamenti selvaggi), alle fonti rinnovabili non rimane che un magro 6% della produzione di energia totale mondiale. Che equivale alla percentuale di energia prodotta da fonte nucleare.

Il grosso della produzione mondiale di elettricità continua a venire dal carbone (circa 40%) e gas (circa 20%) mentre il grosso del consumo di energia primaria è ancora basato sul petrolio (circa il 40%). Nonostante tutti gli sforzi fatti per incentivare le energie rinnovabili.

Naturalmente io credo che questi sforzi siano stati giusti e devano continuare. Ma con lungimiranza e con maggior astuzia di quella messa in campo finora. E' senz'altro carino sapere che c'è stato un boom di impianti solari fotovoltaici in Italia negli ultimi tempi (sfruttando la corsa finale agli incentivi super favorevoli, validi per impianti realizzati entro fine 2010) ma troverei molto più interessante sapere che i consumi energetici nazionali (e mondiali) calano in virtù di un maggior grado di efficienza nel sistema produttivo e negli stili di vita quotidiani. Ben venga il solare fotovoltaico magari con impianti di dimensioni medio-piccole e ben posizionati. Ancor prima del fotovoltaico avrebbe dovuto diffondersi il solare termico. Ben vengano gli impianti eolici se costruiti da società oneste e realizzati laddove c'è vento sufficiente. Ma la soluzione delle questioni energetiche sta nel risparmio energetico. Questo è il punto chiave, il resto è quasi aria fritta. In particolare, un'economia prospera ed avanzata ha una bassa intensità energetica mentre un'economia arretrata consuma molta energia per produrre poca ricchezza.

In diverse occasioni ho dato cifre eloquenti relative alle potenzialità del risparmio energetico.

Ora esce sulla rivista Environmental Science&Technology uno studio di tre ricercatori del Department of Engineering, University of Cambridge che quantifica la straordinaria riduzione nella domanda di energia che si potrebbe ottenere mediante misure di risparmio nei trasporti, nell'industria e nelle costruzioni. Questi settori sono sistemi passivi che possono immagazzinare l'energia, garantendo un certo livello di prestazioni, in modo più o meno efficiente. Intervenire sui sistemi passivi è molto più importante e remunerativo che incrementare la capacità di produzione energetica.

Una sintesi dei contenuti è su New Scientist.

Saturday, January 22, 2011

Un bel Video del National Geographic

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Crescita Demografica e Uso Insostenibile delle Risorse Naturali:
in questo video alcuni dati su cui riflettere.

L'immagine che appare in conclusione, i sette miliardi di umani occupanti una superficie pari a quella di Los Angeles, potrebbe risultare un pochino ambigua e infatti mi pare che alcuni abbiano equivocato. Sembrerebbe quasi che 7 miliardi siano ancora pochi per il Pianeta...il che non è! Credo però che gli autori vogliano, correttamente, metter l'enfasi sull'uso eccessivo di risorse naturali fatto da una parte (minoritaria) della popolazione globale. Senza dimenticare le cifre assolute relative alla crescita demografica, appunto ben evidenziate.

Sta di fatto che l'impronta ecologica complessiva degli umani è sempre più insopportabile.



Wednesday, January 19, 2011

Federico...da Lotta Continua al Vino di Caju

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In una bella spiaggia di Zanzibar incontriamo Federico appena arrivato da Dar es Salaam, per un weekend di vacanza, in compagnia della simpatica moglie statunitense, addetta al settore comunicazioni presso un agenzia delle Nazioni Unite di stanza nella capitale di Tanzania.

Il Federico di origini umbre si trasferì circa venti anni fa in una località del Nord-Est brasiliano, Jericocoara, divenuta poi capitale del turismo ludico, selvaggio ed anche un po chic. Ivi il nostro Federico, utilizzando un pò di soldini avuti dai genitori, aprì un ristorante e si fece un nome oltre ad una famiglia. Poi, un bel giorno di qualche anno fa, arrivò a Jeri la bella e giovane giornalista USA: i due si conobbero e si piacquero, Federico ormai non più giovane capì che per lui questa ragazza era l'utima spiaggia, chiuse il ristorante con orto e decise di seguire la moglie nei suoi spostamenti di lavoro nel mondo...Parigi, Roma, Tunisi, ora Dar es Salaam, poi chissà. A sancire il loro amore è arrivato un bel bimbo. Da allora Federico fa il baby-sitter e va a rimorchio.

Parliamo un pochino...imparo così che Federico è un grande sostenitore del Venezuela di Chavez, simbolo del socialismo e baluardo della lotta contro l'imperialismo USA. Federico non è mai stato in Venezuela ma alcuni compagni ci sono stati e gli hanno riferito. Mi vien da sorridere poichè proprio un anno fa avevo toccato con mano il disastro causato dal populismo demagogico e pseudo-socialista di matrice chavista e ne avevo qui riferito. Cerco di spiegare al buon Federico come stiano le cose: gli faccio presente che la sua proprietà di Jeri, qualora si trovasse in Venezuela anzichè in Brasile, sarebbe probabilmente già stata espropriata.

Mi accorgo però ben presto che Federico, pur non avendo argomenti per replicare, non è in grado di intendere nè di ascoltare. Il suo linguaggio, ideologico e confuso, è intriso di luoghi comuni di matrice sessantottina...ed infatti da lì a poco Federico, con un sospiro nostalgico, racconta di aver frequentato il Liceo a Montepulciano e che era di Lotta Continua quando, negli anni settanta del secolo scorso, studiava alla Facoltà di Lingue Orientali di Venezia. Avevo intuito.

Gli stupidi hanno sempre bisogno di schierarsi e di trovare appartenenze, l'individuo-massa si sente sicuro quando fa parte di un gruppo. Provo una certa compassione per Federico il quale mi appare un simpatico residuo di un tempo per fortuna finito. Non è però finito e non finirà il tempo delle faziosità. Racconto qui la storia di Federico, di per sè banale, solo perchè mi sembra emblematica di quali danni possano creare i fanatismi ideologici.

Egli ora prende confidenza. Oltre a Chavez coltiva il prevedibile mito cubano e mi aggiorna sulle conquiste dei medici di Fidel: sconfiggono la malaria in Africa introducendo maschi di zanzara anofele sterili. Grandioso! Il povero Federico non sa che queste tecniche, lungi dall'essere prerogativa cubana, sono in realtà state introdotte negli anni'50 da entomologi americani, ergo da servi dell'imperialismo USA, ma la cui efficacia anti-anofele rimane da comprovare. Con una certa cognizione di causa gli spiego che, per ora, rimangono efficaci le armi della prevenzione, dell'igiene e degli antibiotici della multinazionale Novartis.

Il nostro oramai si scatena e passa al Medio Oriente. Il Casteli si dichiara così filo-arabo e nemico dello Stato Nazista di Israele. Apprendiamo che:

1) Saddam Hussein era amico del popolo curdo e che Hamas è una grande organizzazione democratica.

2) Il Presidente Iraniano Ahmadinejad è un grande leader popolare e, come Chavez, baluardo anti-imperialista ed anti-sionista.

3) Esiste una cupola mondiale che determina le sorti dell'economia planetaria. Di tale cupola fanno parte per l'Italia gli ultimi due Presidenti del Consiglio e il ministro dell'Economia...ci sono poi il Presidente USA, il finanziere Soros e altri.

Ascolto e registro lo sproloquio dell'ultrasessantenne panciuto che ricalca per filo e per segno i comunicati deliranti delle Brigate Rosse di trenta anni fa.
Il fatto poi che il dittatore Iraniano reprima i movimenti studenteschi e umili i settori più avanzati della dinamica società iraniana non interessa a Federico. Se il nostro ex-Lotta Continua si fosse trovato, da studente negli anni '70, di fronte ad un Ahmadinejad sarebbe stato perlomeno torturato ed evirato. Ma egli è troppo ottuso per riflettere e comprendere. Gli mancano gli strumenti analitici, da studente manifestava molto e studiava poco.

Federico ogni tanto sospira e ripensa alla sua proprietà brasiliana per ora abbandonata e nella quale la ragazza statunitense non ha alcuna intenzione di andare a vivere. L'ex-Lottatore aveva persino imparato a fare il vino di anacardo (caju in portoghese) ed ora si ritrova in Tanzania a vivere con i quattrini di lei, che son dollari, la vil moneta degli imperialisti USA. La ragazza poi lavora per un'agenzia largamente finanziata da centri del capitalismo mondiale, ma anche su questo Federico sorvola.
La fringuellatio si è imposta sulla lotta rivoluzionaria. Per amore egli ha rinunciato al caju. La ciccia, per quanto imperialista, vien prima del comunismo.

Egli però continua a credere nella presa di coscienza delle masse e poichè ha anche una vena ambientalista vuol convincere i pescatori di Dar es Salaam a pulire la battigia. Il nostro si avvia al tramonto e ha bisogno di azione sociale: le giornate in terra d'Africa sono lunghe e, mentre aspetta che la giovane moglie rincasi dopo la giornata in ufficio, vuol trovare qualcosa da fare. I pescatori di Dar però ha ben altro a cui pensare e lo ignorano. Ahh Federico... sognava la rivoluzione ed è finito in una spiaggia brasiliana a vendere piatti di riso e fagioli. Ora fa il casalingo in Africa.

Da Dar es Salaam si arriva a Zanzibar in un'ora e mezza grazie ad una nave comoda e veloce. Il nostro ambientalista ha però utilizzato un piccolo aereo (pagandolo in dollari USA) per coprire la brevissima distanza che separa l'isola dal continente. Egli non sa che gli aerei usano la maggior parte del carburante proprio in fase di decollo ed atterraggio, ergo volare per qualche decina di chilometri equivale a compiere un crimine ambientale: le emissioni di CO_2 per Km e per passeggero trasportato risultano mostruose. L'alternativa, la nave, in questo caso c'è ed è economica ma Federico si giustifica dicendo che il bimbo potrebbe soffrire il mal di mare. In realtà il mare è liscio come l'olio. I bambini vengono spesso presi a pretesto per coprire le inettitudini e le pigrizie dei genitori.

La coerenza di tanti ex-sessantottini è proverbiale. Ci congediamo dal povero Castel con un abbraccio mentre la ragazza lo guarda divertita. Come baby-sitter il compagno è affidabile.

Saturday, January 15, 2011

Benedettini Tedeschi in Tanzania: Questioni Energetiche e Demografiche

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Le Abbazie Benedettine tedesche di Ndanda  e Peramiho sono due oasi per i rarissimi viaggiatori che decidano di esplorare il sud della Tanzania, la regione più povera di uno dei Paesi più poveri al mondo. I Benedettini arrivarono nei territori coloniali tedeschi est-africani sul finire dell’ Ottocento: tra gli scopi fondamentali della loro azione missionaria nella regione tanzaniana confinante col Mozambico (allora colonia portoghese) vi erano quelli di contrastare sia l’ulteriore espansione islamica che le nascenti presenze della Chiesa Luterana nei medesimi territori coloniali.

Viaggiamo per circa 500 kms lungo l’unica strada sterrata che attraversa la foresta. Si tratta dell’antica rotta lunga la quale il Sultano di Oman Seyyid Said gestiva nella prima metà dell’Ottocento il commercio degli schiavi, dal lago Nyasa (il terzo lago più grande d’Africa) alla città costiera di Kilwa sull’Oceano Indiano.


Da lì gli schiavi venivano portati e venduti a Zanzibar eletta, nel 1840, capitale del Sultanato Omanita. La presenza islamica in queste terre è comunque ben più antica e nobile. Già nel IX secolo i mercanti arabi frequentavano le coste africane e, tra il XIII il XV secolo, i sultani della regione di Shiraz (Persia) avevano fondato 30 città-stato sulla costa, tra le quali appunto Kilwa allora prospera capitale e fulcro del commercio dell’oro. Oggi è un cittadina di pescatori con alcune splendide spiagge.


E’ un percorso duro che mette a dura prova anche gli stomaci più resistenti. Il sole picchia e scioglie i corpi dei passeggeri ben compressi entro la jeep che da Ndanda ci porterà alla polverosa città di Tunduru, dove faremo sosta. Attraversiamo i radi villaggi miseri e assetati, nella jeep c’è sempre posto per qualcuno che sale. Basta stringersi ancora un pò.  Padre Titus, Rettore del Seminario Cattolico sito vicino a Peramiho, viaggia con noi. Ha appena pubblicato un articolo sul più importante quotidiano nazionale e ce ne spiega il contenuto: le pratiche superstiziose e i rituali degli stregoni sono assai diffusi nei villaggi della Tanzania, spesso gli albini vengono inseguiti, catturati e mutilati dai loro stessi parenti di pelle nera.

La Chiesa Cattolica è contraria a tutto ciò e cerca di contrastare il potere degli stregoni. La risposta giusta, dice Padre Titus, è nella Santa Messa.   Annuisco: la sua tesi è inconfutabile, non ho il minimo dubbio che egli sia nel giusto.

Passiamo alcuni ponti su fiumi per lo più secchi. Qualcuno ha cercato invano di scavare pozzi per trovare acqua di falda. La stagione delle piogge è iniziata ma in ritardo. I cambiamenti climatici qui non sono un’opinione accademica. Le falde idriche calano e la popolazione, per quanto ancora scarsa in Tanzania,  aumenta. Chiedo a Padre Titus se l’alta natalità in queste terre africane non sia un grosso problema. Egli glissa.  Immagino che la soluzione stia ancora nella Santa Messa.   Lungo alcuni corsi d’acqua, nei dintorni di Tunduru, sono state trovate pietre preziose soprattutto zaffiri.  Alcuni gruppi di tailandesi e di tamili dello Sri Lanka si sono insediati nella foresta, setacciano i fiumi e gestiscono un po’ di business locale.  Il grosso dei profitti va però ai brokers di Dar es Salaam e del commercio internazionale. A Tunduru rimane la polvere.


Proseguiamo verso la città di Songea nei pressi della quale, a Peramiho,  il missionario-esploratore Fratello Cassian (da Bressanone) fondò nel 1898 il primo nucleo di quella che è oggi una imponente Abbazia Benedettina.

Il luogo era propizio in virtù delle ricche sorgenti d’acqua che vi si trovano. Analoga fu la ragione che indusse i Benedettini ad insediarsi a Ndanda.  Dal 1984 i monaci di Peramiho utilizzano la cascata alla confluenza dei due fiumi che solcano il territorio per produrre 500 KW di potenza idroelettrica.  L’impianto è stato realizzato da tecnici tedeschi e svizzeri.  L’ospedale, gestito dalle Sorelle Benedettine, la scuola, l’azienda zootecnica e le tante strutture del complesso Benedettino sono alimentate da quella energia elettrica convogliata a 25kms dal luogo di produzione. Anche i villaggi della zona cominciano ad essere elettrificati. Una rarità in questa parte d’Africa.

L’ Abate Anastasius ci porta a visitare la centrale idroelettrica. E’ un uomo semplice e diretto, proviene da una famiglia contadina dei dintorni di Heidelberg, ha le idee chiare e conosce le cose di cui parla. Spiega che nella stagione secca la produzione idroelettrica è insufficiente e dunque Fratelli e Sorelle stanno cercando nuove fonti di approvvigionamento elettrico. Diesel e benzina sono peraltro molto cari in Tanzania. Egli ha dunque proposto di avviare nei terreni di proprietà Benedettina la coltura della Jatropha dai cui semi si possono ricavare buone quantità di biodiesel. Avevo già menzionato le virtù della pianta su questo blog.


Con circa 100 ettari coltivati l’Abbazia potrebbe coprire il proprio fabbisogno di carburante da trazione e, con alcuni campi in più,  si potrebbero alimentare i generatori per la produzione elettrica nella stagione in cui la portata dei fiumi è scarsa. L'Abate passa dal detto al fatto: ci porta a visitare i campi in cui la Jatropha è già grande. Tra poco arriverà la macchina per pressare i semi e il bio-carburante sarà disponibile.
Il principio dell'autosufficienza ha sempre animato i monaci, la cultura ambientalista qui non è una moda bensì una necessità.


L' Abate è espansivo. Veniamo a sapere che la vita dei monaci in terra d'Africa non è poi così monastica, cosa peraltro ovvia. Le offerte dei fedeli dalla Germania  sono generose e molti cattolici tedeschi, pur frequentando sempre meno le parrocchie, sono propensi a versare diversi soldini per i connazionali-missionari che si trovano ai tropici. La buona coscienza religiosa si esprime anche con un assegno. Così i missionari non se la passano male e, in fondo, non devono lavorare nemmeno tanto. Loro essenzialmente progettano e coordinano, il lavoro manuale viene fatto dai tanzaniani...ad un ritmo blando s'intende.

Ai Fratelli monaci rimane dunque parecchio tempo per accudire le anime e far proseliti. Devono pensare anche alle Sorelle monache che ai tropici si sentono sole: il motto benedettino va dunque completato: "ora, labora et fringuella" risulta senz'altro più aggiornato. I Fratelli non si limitano però a soddisfare le Sorelle, essi devono pensare con spirito missionario anche alle indigene di Tanzania che vivono negli stenti. Apprendiamo così che la poligamia è pratica usuale e le situazioni sessual-pirotecniche assai frequenti. Il contributo missionario all'esuberante tasso di natalità nei villaggi locali è non indifferente: le mamme tanzaniane si trovano così a partorire diversi bimbi mulatti, il proselitismo cattolico-benedettino si concretizza a letto. La penetrazione missionaria in terra d'Africa è sempre stata efficace in quanto condotta con armi affilate, Bismarck lo sapeva bene.

Naturalmente la questione demografica non sembra preoccupare molto i Benedettini esattamente come non preoccupava Padre Titus. L'ipocrisia cattolica in materia è arcinota. Per ora la Tanzania ha una popolazione ancor scarsa e le genti di fedi diverse convivono in pace ma nel vicino Rwanda, l'altissima densità di popolazione fu una delle cause scatenanti dei massacri del 1994. Islamismo e cattolicesimo mirano a far proseliti, tanti più sono i nuovi nati tanto più è alta la probabilità di ingrossare le rispettive schiere di fedeli. In queste terre pervase dall'ignoranza si capisce come avesse ragione Karl Marx qando diceva che "le religioni sono l'oppio dei popoli".

Tornando a Songea, dopo aver lasciato l'Abate di Peramiho, noto diverse sedi delle Chiese Avventiste, delle Assemblee di Dio e delle varie sette che proliferano tra i disperati, qui come nell'America del Sud e altrove.

Proseguo con le immagini positive associate a quei campi di Jatropha e ai pannelli solari che aiutano i monaci di Peramiho e Ndanda nei loro progetti di autosufficienza energetica. Per quanto finanziati in buona parte dai fedeli tedeschi.